Non volendo aggiungere altre cose al mondo ( ed. postmedia books 2016) nasce come eco di pratiche artistiche della seconda metà del XX secolo, in cui la rinuncia alla produzione materiale dell'opera aveva un valore programmatico, filosofico e, inevitabilmente, politico.
Nelle opere degli artisti raccontati in questi testi, tale attitudine è declinata in una tensione lievemente differente e tradotta in un agire profondamente radicato nell'esperienza e nell'azione personale. È a partire da qui che l'opera diventa pubblica e capace di intercettare questioni che riguardano il sentire collettivo. Il volume raccoglie recensioni e saggi per libri, riviste, cataloghi, pubblicati dall'autrice nell'arco di due decenni.
Il filo del discorso segue un progressivo allargamento di campo – dai singoli artisti alle mostre collettive, dalla decostruzione dei meccanismi espositivi alle dinamiche del mondo dell'arte attuale – tracciando le trasformazioni del concetto di esperienza, ridefinita negli ultimi vent'anni dalle logiche del cosiddetto marketing esperienziale. Tra le conseguenze più evidenti, la riduzione dello spazio di ascolto e dei margini di attenzione per tutto ciò che non è immediatamente fruibile, comprensibile, godibile. Nessun ambito è immune, nemmeno quello dell'arte.
Non volendo aggiungere altre cose al mondo, Emanuela De Cecco raccoglie i molti indizi che tracciano comunque l'esistenza di una direzione altra.
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